sabato 30 gennaio 2010

anche oggi mi sono svegliata completamente incollata al materasso.
A Lhasa dovevamo pisciare in un secchiello, ma avevamo una camera con tre letti liberi e le lenzuola. A Caboolture sto in uno stanzino in compagnia di 5 persone e dormo su un asciugamano, almeno credo.
Adorabili contraddizioni del mondo...
Tra un paio di giorni mi levo dalle scatole, forse anke domani, nuovo paesino, prossima fregatura!

Il punto e' questo. Come funziona quando metti piede in un paese ke "non ti appartiene"? e per appartenenza indico il semplice aspetto di non averci mai vissuto e quindi di non possedere quel particolare background. esistono ovviamente molteplici motivazioni per le quali oltrepassi i cosidetti confini, e a queste motivazioni corrispondono numerosissimi punti di vista.
questo e' il mio. adesso
In australia ci abito fondamentalmente x studio. classico scambiop universitario. domanda, approvazione, partenza. avendo deciso di allungarela mia permanenza per altri sei mesi, risulta ke un anno della mia vita verra' trascorso in questo continente. e anke se un anno equivale a 2 mesi quando hai 25 anni, rimane pur sempre 1 anno della tua vita.
e allora va a finire ke a me non basta la classica esperienza erasmus riassumibile in sydney/uni/studio(poco)/gite-viaggi turistici/foto/amicizie da facebook. alla quale non mi oppongo mica, ma non e' qui ke finisce. voglio lasciare questo posto con una sottospecie di idea in testa, non solo con dei ricordi.
voglio uscire dalla categoria STUDENT VISA. non voglio trascorrere quest anno sotto lo stereotipo di studente in scambio, come non vorrei trascorrerlo sotto l'etichetta backpacker. ed e' per questo motivo che, seppur le giornate in questo fottuto paese scorrano sfigate e noiose, meta' del mio cervello e' soddisfatto e fiero. soddisfatto perke' sono nella parte sconosciuta e "inutile" di questo enorme stato. Perke' non solo ho visto l'Opera House da vicino, ma osservo la campagna e chi ci vive. perke' questa zona non attrae milioni di visitatori come la bariera corallina, ma e' pur sempre il luogo dove un paio di secoli fa qualkuno ha deciso di mettere radici. Sono contenta perke' vivo in una catapekkia con tutti i backpackers alias WORKING HOLIDAY VISA. perke' questa e' la consuetudine, sono i viaggiatori che decidono di prendersi un anno, volare in Oceania, comprare una macchina, lavorare nei campi (e non solo) per poi proseguire il vagabondare. e per quanto io apprezzi viaggiare, sono contenta di non essere una WORKING HOLIDAY VISA. sono felice di avere una qualke vaga opinione su come funzioni l'universita' australiana e allo stesso tempo su come funzioni (o non funzioni) il lavoro stagionalenelle fattorie.
sono si stata a melbourne ma andro' a finire a bundaberg.
non so se riesco ad essere chiara. quello che cerco non e' il 180 gradi. non voglio fare tutto il possibile nel lasso di tempo a disposizione. non ho un elenco da spuntare. solo vorrei avere una visuale piu' ampia su quello ke sto sperimentando. una visuale che sorpassi la scarna motivazione del perke' ho messo piede qui:scambio universitario.
Io un paese lo voglio vivere non solo da studentessa, non solo da viaggiatrice o da lavoratrice(?!). io le cose intendo miskiarle ed e' per questo ke magari pago per buttarmi da un ponte e poi cerco un lavoro come raccoglitrice di pomodori. Andare a fare surf a Bondi beach con tutti gli stranieri e' giusto e divertente, perke' dove volete ke lo faccia surf? a porto recanati? ma andare a fare il giro dell isola sud della nuova zelanda assieme ad un tour organizzato per te studente ke vuoi fare le foto ma anke ubriacarti questo mi fa cagare soprattutto sapendo ke ci stanno altre piu' divertenti soluzioni. e' come se fossi costretto a fare le cose. come se fosse del tutto coerente e normale e quasi obbligatorio gia' ke stai in australia fare tappa dove la lonely planet ti assicura ke DEVI fare tappa. e allora l'australia ke conosceremo sara' sempre la stessa, quella ke gli aborigeni stanno nelle riserve, ke a byron bay ci sta la gnocca abbronzata, ke a sydney ci sta il cartello della cokacola, ke melbourne e' culturale e piu' alternativa di sydney, ke ciu stanno gli squali e i canguri.
e allora.. vieni tra i bifolki e gli australiani di campagna e prova a capirli quando parlano, vieni ad annoiarti in australia. vieni a farti una cazzo di idea dell australia. chi sono i loro abitanti, e come organizzano la loro vita. eppoi metti a confronto con il tuo paese o con le altre realta' ke hai imparato. Usciranno fuori dalla tua testa schemi improponibili, ke siano essi veritieri o meno. i miei skemi sono tutti sbilenki e sicuramente immaginari, pero' ho dei pensieri, e questo miei cari ripaga il materasso in plastica sudaticcio....forse...

venerdì 29 gennaio 2010

Facciamo che c'e' il tennis alla tivvi. Melbourne Cup. Facciamo che e' sera, tipo ora di dopocena. Poniamo anche il fatto che fa caldo e che le zanzare stanno facendo un bloody party. Ci sono 3 inglesi e 2 tedeski. Qual' e' la soluzione a questo intrigante indovinello?
CABOOLTUREEEEEE!!!
Questa e' Caboolture miei cari, 40 km a nord di Brisbane. E io sono Viola quella che non riesce a scrivere le cose fighe sull' Australia. Vivo il sogno di gran parte della popolazione mondiale, East Coast, Australia, estate, vacanza. E invece no, non faccio parte di quel gruppo di rincoglioniti ke se la spassano e vi mettono invidia, quelli ke si sbronzano e rimorkiano e ke la mattina fanno diving o surf e si abbronzano ma non si scottano. no. io faccio parte dell'altra meta' dei rincoglioniti, quelli che si bekkano le inculate e quindi non possono farsi le foto ai party, faccio parte di quelli ke cercano lavoro ma non solo non lo trovano...yeah... e adesso vi racconto io l' Aussie...
Caboolture non significa nulla e non sa di nulla. la prima cosa che non potevo non notare e la cosi' ormai scontata somiglianza a tutte le altre cittadine australiane. Semplice struttura a griglia che consiste in viali di villette in laminato, sempre uguali sempre le stesse. carine si, sicuramente preferibili alle porkerie delle periferie italiane. ma cio' non toglie ke siano sempre uguali. Naturalmente c'e' il grosso stradone con i megastore; casermoni enormi che si susseguono a botta di insegne. C'e' il giga discount di articoli sportivi, quello per la falegnameria, quello per i pannoloni per bimbi, quello per gli articoli da regalo, quello per costruire casette sull albero, quello per riparare i trattori...anke fuori a molte citta' italiane si sta sviluppando questa concezione di "concentramento di megastore". Insomma assomigliano ad aree industriali, ma non sono industrie, sono centri commerciali, discount.. Per fare un esempio italiano, anzi marchigiano; la zona limitrofe ad Ancona, insomma la strada ke dalle campagne a sud porta in centro, ormai si e' sviluppata in questa maniera e continua a farlo; stessa cosa per Civitanova Marche ke ormai e' da distinguere fra centro e zona industriale, alias commercio e comodita'.
La differenza e' ke qui le zone industro/commerciali non sono in periferia ma in centro. E poi via di KFC, McDonalds, Hungry Jacks, Red Rooster... Mangia e compra, compra e mangia e vai a lavorare nei campi.
Insomma, il giorno stesso del mio arrivo, entro nel giga centro commerciale, dove ovviamente riotrovo tutta la popolazione del luogo (necessita' di aria condizionata, ovviamente) e cosa noto?
noto che tutti hanno tatuaggi e piercings. ma proprio tutti! Dall'adolescente mestruata alle vekkie ciccione, ke fra le makkie della pelle si son fatte disegnare un delfino azzurro ke salta su un cuore rosso. Ed e' una cosa ke mi ha lasciata tantissimo perplessa... Avete presente ke nelle puntate dei Simpson ci sta il povero ragazzino studentello sfigato perdente e strabrufoloso ke lavora nel fastfood ? ecco, qui lo stesso personaggio ha pero' almeno 3 piercings e il braccio oscenamente tatuato, magari con scritte cinesi o kazzo ne so... e tutti se ne vanno in giro per sto centro commerciale con le loro pelli disegnate, ke quando io ero piccola e mi facevo i disegni addosso e mi coloravo ero pure piu' trendy. E non voglio adesso fare polemica, non mi importa ke tutti i Caboolturiani abbiano tatuaggi, ognuno libero di fare cio' ke gli pare con il proprio io, sempre. Solo rifletto ke questa caratteristica dei cittadini di questo paese sia correlata ad una qualke motivazione. Che sia moda? O ke sia semplicemente per Noia?

SKIFO E VOMITO

I 40 gradi si sentono forti e kiari. Sudi se stai fermo, sudi se ti fai la doccia. Sudi l'anima. A Caboolture ci sono arrivata nella maniera piu' sfigata possibile, con la promessa di un lavoro mi ritrovo nella campagna nei dintorni di Brisbane. Arrivo all'ostello, che ostello non e', ma una casa sfondata e disperata. Doc e' un vecchio enorme lardoso con un dente in bocca e un mese di vita davanti a se'. Doc ha la barba lunga e ingiallita dal fumo, la camicia slacciata dalla quale si fa prepotentemente strada una panza trigemellare talmente unta e sudata che tra i vari peli si possono osservare scontrini, pezzi di carta e oggetti ormai irriconoscibili chissa' da quanto tempo depositati su quel monte di grasso. Probabilmente quel corpo avra' creato un habitat perfetto per forme di vita parassitarie. Skifo e vomito. Se qualcuno mai volesse scrivere una canzone su di lui questo sarebbe il titolo. Skifo e vomito. A rendere il tutto ancora piu' disgustoso sono i versi che emette; un maiale grugnirebbe con piu' delicatezza anche se si fumasse 2 pacchetti di marlboro alla menta al giorno. L'abrutimento dell'essere umano e' una cosa tanto spaventosa da osservare. E lo spavento si trasforma in terrore quando ti rendi conto che quella persona e' il tuo supposto datore di lavoro, colui che ti disse "...fra un'ora inizi a lavorare, prendi sto foglio e fai un paio di telefonate..." Essere fregati non e' mai piacevole, soprattutto per il fatto che non puoi fare a meno di sentirti stupido, come se la colpa dell'essere stato preso per il culo sia in qualche modo tua, perche' sei troppo ingenuo o rincoglionito. Ma essere fregati da un uomo con un dente e l'immondizia appiccicata alla pancia e' davvero tanto ma tanto angosciante.

sabato 16 gennaio 2010

SCAR TISSUE -anthony kiedis-

insomma, partendo dal presupposto ke il libro non lo ancora finito, ma aggiungendo anke il presupposto ke non ci sia affatto bisogno di finirlo per poi commentarlo, voglio scrivere qualke riga su questa autobografia.
dunque, leggere una storia punk e aggressiva fa sempre bene. per quanto la triade sesso droga e rocknroll sia da tempo scontata e rimescolata in tutte le salse, c'e' da dire ke non perde mai il suo fascino. diciamo ke il copione e' sempre lo stesso, ma allo stesso tempo non da mai dispiacere.
non si tratta della storia passo passo dei redhot, quanto piu' della storia dei rhcp dal punto di vista del suo cantante, giustamente si tratta di una autobiografia dunque il pianeta su cui orbitano le altre stelle si kiama anthony. la climax della storia e' sempre la stessa, a tratti ascendenti, ad altri discendente. piccolo bambino weirdo pestifero, famiglia separata, padre totalmente fuori di testa immerso in una los angeles aggressiva e trasgressiva, figlio ke ammira e copia il padre e padre ke lo introduce nel suo mondo anticonvenzionale. all'eta' di 12 anni il libro si poteva anke concludere, visto ke il piccolo tony ha gia' provato e vissuto tutto, dalle droghe alle molteplici esperienze sessuali, clubs, gangsta, e ha trovato gli amici ke si portera' appresso nel futuro (quelli ke non muoiono). e invece arrivati a sto punto hai letto solo le prime 150 pagine, e te ne restano altre 300...e si perke' ovviamente manca quello ke tutti, scrittore in primis, ci aspettiamo, il tunnel della droga, la falsa redenzione, i successivi down and up, gli amori sconvolti, malati assurdi, la droga ancora ke procede di pari passo con la fama. la proprieta' del disequilibrio e' validissima...quando eroina prende il sopravvento i red hot, per quanto instoppabilmente ormai celebri, deteriorano i loro rapporti sociali. quando arriva il momento della presa di coscienza dell'autore allora anke musicalmente le cose diventano belle. ma ovviamente e' tutta una ruota ke gira su se stessa. dope-rehab, love-hate...
curioso sapere come vengono fuori certe melodie, certi testi. curioso sapere ke una bellezza come under the bridge non era stata mai presa in considerazione dalla band, ke i chitarristi e batteristi adottati e licenziati saranno stati piu' di una decina. altrettanto divertente e', mentre si prosegue con la lettura, andarsi a vedere i video soprattutto i meno recenti e fare due piu' due... pero' a me scar tissue non mi prende in giro. so bene come si fa ad enfatizzare certi eventi attenendosi comunque alla realta'. e' una cosa, credo semi-istintiva, a volte certe persone lo fanno in maniera eccessiva e premeditata, altre volte e' solo la memoria o l'esperienza ke in un modo o in un altro tende ad uscire dai canoni. se da piccolo salti da un muretto questo improvvisamente diventa un muro di 5 metri, il che non e' una bugia ma una rielaborazione. ma d altronde l artista ke c'e' in ognuno di noi ha sempre bisogno di creare, illuminare la realta'...pubblicizzarsi. normale, bello, appunto creativo.
il libro letto in originale e' sempre poi piu' autentico, la storia piu' ke dai contenuti esce dalla sua forma, ma questo contraddice in parte cio' appena detto, ma questo e' per l appunto un atro discorso. e anke se non capisci un cazzo, " young and crazy, skirt-chasing, mischiefmaking, sensible, funny guy" suona tanto bene.
ho letto, la frase finale di questo volumozzo autobiografico, come faccio sempre, "I just look over at my dog and remember that Buster's never seen me hight." La redenzione come momento catartico arriva sempre, soprattutto se sei una rockstar e un chili peppers.
Freaky styley!

domenica 10 gennaio 2010

allora, la prima volta e' stata assurda. talmente assurda da cercare di tirare fuori la macchina dal fossato al margine della strada. e le lacrime che puzzavano fortemente d' alcool, e il timore di non fare in tempo a riempire uno zaino e prendere il volo, e il tragico era allo stesso tempo ridicolo, cazzo, la macchina rimessa in strada con la forza della disperazione, colpa della vodka e del pompelmo, il golfino prestato dalla mamma squarciato, espressione di quei tentativi di fuggire dall'auto in corsa.abbracci stritolatori parole ke tentano di essere profonde ma escono sbiascicate come dalla bocca di un vecchio senza denti. il tatuaggio fresco sanguinante e l amarezza postuma perche' l'unica cosa che si doveva fare era stata sostituita dalla vodka... e dal fossato.insomma si, paradossale.
la seconda volta invece io ero un soldatino con una missione. un soldatino triste, ma con il petto in fuori. "si, ce la posso fare...oh cazzo e se non ce la faccio?!...no,no ormai è deciso, ce la devo fare...ma,se e invece?!" insomma ad un soldatino così non gli avrei dato manco un elmetto, figuriamoci una missione! però il fatto di avere uno scopo, un limite di tempo, una speranza mi servì per non soffocare di sighiozzi. anke se quando ordinai una coka cola la signorina poi mi guardò con comprensiva tenerezza. bevvi cokacola rileggendo righe coincise e stupende, e la coka cola mi uscì dal naso.
e poi arrivò la terza volta. si dice infatti ke la terza volta arriva sempre. per celebrare la terza volta basta un muretto e due hamburgers chimici ke si scaldano con tutto l involucro nel microonde del convenient. gli occhi ke non avevano dormito da ventiquattrore per vedere quello ke poi non avrebbero rivisto, una notte di kasino anke quella. una notte di gente e fotografie eppoi giustamente parolacce e disperazione mondiale. io scrissi su un taccuino un poema. ma solo perche' dentro ogni pagina non riuscivo a farci stare piu' di cinque parole, e ancora una volta i bagagli erano disfatti sparsi nascosti, insomma non bagagli. l'agonia gioca brutti scherzi, trasforma gli attimi in sensazioni estreme voraci e contraddittorie. soffice il letto, sporca la stanza, alba grigia, taxi e voli via.
e poi come se non bastasse, anche se il tempo passa e tutto trasforma, ti ritrovi seduta su un cesso con i pugni serrati in un istintivo quanto vano tentativo di fermare i pensieri e questa e' la quarta volta, cosiddetta ultima con punto interrogativo a suo seguito. una colazione con sfondo di disegni di animali colorati su un muro, con l intrusa gentile che passa e domanda se il cibo era buono. e il divano ke diventa per una giornata l intero globo terrestre e la tv ke si trasforma in spettatrice. e quella bolla si' tanto disprezzata e' rifugio, tana, cuccia, protezione stavolta. una bolla in cui il tempo scorre perche' viene divorato. ma in questa occasione un po' l abitudine comincia a farsi sentire, il ke non e' affatto negativo, in quanto non appare arrogante, e' un' abitudine ke limita gli eccessi cedendo rispettosamente il passo alla genuinita' della quarta volta. insomma vai di pollo, patate e bacon, birrette vietnamite tanto ti ritrovi comunque al cesso con i pugni chiusi e con il wrestling al risveglio, e anke se vale per cinque giorni, 2 minuti, sei mesi, 7 settimane, 369 ore, l importante e' ke sia eccentrico superbo sublime; l' importante e' ke la lista delle volte non termini mai.

lunedì 4 gennaio 2010


alla scoperta degli autogrill, con i fari dei camion negli occhi.
ogni tanto accorgendosi di uno scatto animalesco fulmineo attraverso la strada.
la velocita' del mondo da un finestrino.
i riflessi assieme alle riflessioni contemporaneamente mutabili e simultaneamente unici.improvvisi.
sei chi sei e chi vorresti essere.
poi ti fermi e respiri forte nel tentativo di catturare nei polmoni tutti i colori e le forme.
ed e' una canzone assieme allo sguardo incollato al mondo che ti fa piangere e se non piangi sei un coglione.
alla scoperta degli autogrill al pollo fritto e beveroni di caffe' annacquato.
dei cadaveri lungo le strade.
e il sole le nuvole le stelle il blu grigio nero il verde, si finalmente solo e sempre verde.
e la testa appoggiata al vetro? come si fa a raggiungere la verita' senza appoggiare la testa al vetro?
e quando tutto scorre cosi' pazzescamente veloce, hai una mano per salutare e l altra per dire addio.