giovedì 30 settembre 2010

non e' mica una cosa salutare continuare a rimandare. poi ti prendi il raffreddore che anche stavolta hai sbagliato tutto. ci sono delle cose la cui unica spiegazione, che fino ad ora sono riuscita ad estrapolare, e' la pigrizia. come si spiega che una persona che da 4 anni a questa parte e' in continuo movimento non sappia ancora cosa e' giusto mettere in borsone, sia in termini di qualita' che di quantita'? come e' possibile che una persona abbastanza letterata, insomma lettrice piu' o meno accanita, abbia difficolta' a parlare come si deve e in base alle circostaze della conversazione. insomma la pigrizia non puo' che essere l unica spiegazione. quella persona in realta' saprebbe fare un borsone perfetto, ma non ha voglia di sforzarsi e di spendere quei cinque minuti in piu' che ovviamente perdera' in seguito. e in seguito non saranno 5 minuti, ma probabilmente una giornata. stessa cosa vale per la forma espressiva orale. perche' se tutti dicono che leggere fa bene e fa diventare intelligenti e piu' leggi piu' necessariamente parli meglio, quella persona continua a parlare come viene?la risposta e' che se non parli meglio e' perche' non hai voglia di farlo, perche' esprimersi in maniera corretta e allo stesso tempo efficace deriva da una presa di coscienza seguita da uno sforzo. d altronde anche le cose semplici per farle bene ti ci devi almeno un attimo concentrare, giusto? poi ovviamente l abitudine ti da la spinta al culo, quella che ti permette di fare le cose quasi meccanicamente e con minor spesa di energia.
insomma io lo so quasi per certo che la pigrizia e' l'ostacolo piu' temibile. se c'e' qualcosa che mi puo' fottere per bene e farmi capitolare giu' questa cosa e' la pigrizia. e questo discorso non vale solo per me.

lunedì 27 settembre 2010

...

tell me you're mine
baby, tell me you're mine to break the ice
does he make you smile?
does he fully embrace the way?
does he mean to you the fight that you like?
who is this guy?

between me you'll find
does he knows that i wait for all time?
does he make you right?
Does he say that he'd like to know you?
Does he say that he wants to know

All of the ways you will make it up
make it up for me
make it up for me

tell me you'll fight
baby tell me it's hard to fake it time after time
baby who is this guy?
does he say that he'd like to know you?
does he say that he wants to know?
does he say that he wants to know

all of the ways you will make it up
make it up for me
make it up for me

i know the way you will make it up
make it up for me.

INTERPOL
ALL OF THE WAYS

venerdì 24 settembre 2010

RADICALE ED IRRAZIONALE

cammini verso l'opposto
in maniera scomposta, agitata,
guardi in faccia solo te stessa
dentro sei viva e bruci.
specchiarti ti offende
ti senti presa in giro,
stringi i denti
mentre cadi
crogiolandoti poi in quella ferita
"sanguino, vedete, sanguino"
ti vedi arrossire ed infine godere
esaltazione di una tortura efficace
il tuo corpo ha gli spasmi
la saggezza soffoca nella polvere
la pretesa di verita'
raggiunta in finale,
macchiata in partenza.
e mentre lacrimi sul tuo mondo
dietro la nuca si apre quel ghigno
risata ignorante
feroce
perdente.

martedì 14 settembre 2010

e mentre il professore sclerava, con i suoi epiteti ridicoli, e quegli occhietti da animaletto odioso, e soprattutto quella giacca cosi' oscenamente noiosa e vecchia, non solo vedeva l'ora che quell' uomo aborto di un professore si autocombustionasse, ma sperava che la sagoma del grande capo di tutto il popolo africano si manifestasse in tutta la sua negra possenza ed aura tribale costringendo quella giacca ad imperniarsi di sudore e quegli occhi ad annacquarsi. "tu non sei degno di studiare il nostro popolo, di analizzarlo, di diffondere la nostra storia. la tua fama deriva da una meritocrazia impotente."

martedì 7 settembre 2010

il fatto e' che bisogna scrivere anche quando non si ha voglia, soprattutto quando non si ha voglia. e' un esercizio di stile e uno di fantasia. cheppoi altrimenti succede che quando hai l'idea non sei pronto. e poi sempre troppo facile scrivere seguendo l'illuminazione.
e questo e' soltanto un autosuggerimento.

sabato 4 settembre 2010

QUANDO IL BICCHIERE ANCHE SE E' MEZZO VUOTO E' MIGLIORE DI UNO MEZZO PIENO

mi han rubato tutto, cellulare, carte, soldi,musica,chiavetta, ma la felicita' con il cazzo che me la fottevano, son tornata piu' soddisfatta di prima.

venerdì 3 settembre 2010

MA ANDATEVI A BERE UNA BIRRA!

il punto e' questo:
io libri scritti da donne non ne compro mai
mia madre compra quasi essenzialmente libri scritti da donne.
per entrambe non e' propriamente una scelta consapevole e deliberata. adesso io non lo so bene come mia madre scelga i libri. io, seguo diverse variabili.
essenzialmente direi che questa diversita' fra la sottoscritta e la madre della sottoscritta, semplicemente capita. entrambi scegliamo consapevolmente ma involontariamente i sessi opposti.
la scrittura fra uomo e donna e' diametralmente opposta. e adesso trattare di scrittura diventa complesso, molto complesso. allora cercando di semplificare, puntiamo il dito sulla casella del linguaggio. oddio non che una discussione sul linguaggio sia meno complessa anzicheno'.
il linguaggio giustappunto e' uno di quei campi a cui solo ultimamente mi sono avvicinata provando piu' che discreto interesse.
se fino a qualche tempo fa leggevo per il succo adesso mi innamoro della forma, e da qui miseriaccia mia vacillo sul filo, quello che se perdi l equilibrio esci dal tracciato e non deve succedere. quindi se sia piu' importante il succo giallo fresco di aranciata, o se sia piu' gustoso il succo giallo fresco d aranciata con tre cubetti di ghiaccio in un bicchierone ampio con la fettina d arancia ricamata sopra e' un quesito che mi fa vacillare. ed un ipotetico professore del liceo ci scriverebbe appunto un appunto del tipo: ma ke minchia c entra il succo d arancia in un tema sulle prospettive di linguaggio con relativo approfondimento sulle dinamiche linguistiche tra autori di sesso opposto?!
e io gia' lo so che cado nello stesso identico errore di sempre. quello che io mi perdo cazzo.
insomma. mia madre preferisce una scrittura al femminile ed io una al maschile.
la differenza c'e' ed eccome se c'e', partiamo dalla donna. e partiamo da una premessa. la premessa e' questa: oggigiorno non leggo solo libri. oggigiorno leggo un po' quello che trovo, soprattutto quello che trovo sul web. mi piacciono i blog anche se li detesto. li leggo e ne cerco sempre di nuovi. insomma vi spio ma altrettanto mi faccio spiare. non lascio mai commenti se non in rare occasioni. insomma per i blog non faccio troppa differenza o selezione, leggo cio' che mi capita a tiro, se mi annoio altro click altra pagina. questo per dire che il blog ha, come dire, azzerato i miei canoni di "scelta per sesso". ed e' per questo che srotolo il mio pensiero su come scriviamo noi e come scrivono loro.
la donna non c'e' dubbio e' enigmatica, sempre assolutamente. e su questo non ci piove. la donna non trovera' mai i termini adeguati per esprimere la propria anima, le proprie sensazioni. e spinta da questo desiderio d espressione scavera' a fondo cercando il termine che le si addica, che sia il suo. e' sempre un tormento di parole, bufera tempestosa di aggettivi e sostantivi che sembravano perduti. una rincorsa di metafore. avvolte sembra accennare, ma non e' cosi', e' sempre un dire. perche' quello e' precisamente quello che esce fuori cosi' come sta. non esiste altra forma. la si potrebbe percepire come incomprensione (d altronde io sostengo che sia la donna ad essere la piu' irrazionale, seppur nel profondo). e pertanto non riuscendo a schematizzare catalogare gli istinti, si perde in analisi complesse che vorticosamente sfociano in poesia e tagli. la donna e' la prima a non saper decifrare perfettamente le proprie emozioni e la sua scrittura e' cosi', e' una scrittura che esplora e che porta in superficie fossili irriconoscibili a cui cerca di dare definizioni. come quando si cerca di descrivere un qualcosa di speciale, tipo un tramonto, ma le parole sole cielo e nuvole non bastano e allora e' uno sforzo per rendere speciale qualcosa che non e' nato per essere speciale a parole. e la donna scava scava sia nel linguaggio che dentro di se', e' sempre un grattare la superficie. e lei e' particolare per questo, si distingue per il suo grattare, il suo esplorare anfratti alla ricerca. ricerca di cosa? non si sa l importante e' cercare. ed e' anche per questo che togliendo il primo strato di forma letteraria, la nostra espressione risulta la medesima. il nostro scrivere e' un intruglio, una pozione, un mistero un gioco di interpretazioni e verita'. ogni riga e' come se urlasse "capiscimi ti prego, entra dentro la mia forma, non ci riuscirai mai, e anche se ci riuscissi non ne uscirai mai"
l'uomo. una scrittura da spalle contro il muro. l uomo coglie il concetto piu' arduo, se vuole ci gira intorno, se vuole si intorta anche un po' su se stesso, ma alla fine arriva. il concetto arriva sempre limpido chiaro e cosi' evidente da far paura. in questa scrittura ogni tipo di sensazione, espressione salta fuori comprensibilmente. non importa quali sfaccettature abbia perche' tu inequivocabilmente individui quella proposta.e questo non vuol affatto dire che sia una scrittura scarna, lungi da me. anzi e' spesso molto complessa ma non si perde nei significati. se e' fame e' fame, se e' rabbia e' rabbia, se e' rabbia istintiva e' rabbia istintiva e se e' vendicativa e' vendicativa. insomma non e' un' infinita ricerca di sfaccettature che via via eludono il fulcro narrativo. quando dico da spalle contro il muro, intendo che l interpretazione non e' un gioco infinito. l interpretazione propone un numero kiuso di variabili e tu ti immedesimi in una di quelle. fine. ti cedo questa sensazione cosi' come te la presento. se la provi bene, altrimenti un po' forse ho fallito, ma non mi contorco in spasmi letterari al fine di farti giungere qualcosa che comunque non ti arrivera' mai. e' una scrittura forte ma allo stesso tempo raggiungibile, e nella sua apparente mancanza di complicazioni e' allo stesso tempo variegata, difficilmente ripetibile. sembra quasi una contraddizione. ma io trovo ke la scrittura femminile nella sua ricerca intima ed infinita appaia comunque piu' omologata di quella complessa ma pura maschile. e' come se la donna girasse sempre intorno a se stessa producendo frullati stellari, l uomo dritto, obliquo a zig zag, saltellando zoppicando parte da un punto ed arriva ad un altro, non importa come, ma ci arriva. ma c'e' anche da dire che loro un frullato come il nostro difficilmente lo sanno fare...

mia madre preferisce frullarsi, anche lei diventando componente di questo frullato...complicita' fra ingredienti.
io preferisco una cosa stile freccia al cuore che zac, la sensazione ti entra dentro precisa e non hai dubbi. ma ahime' o evviva anche io sono, per natura, una frullatrice pazza.

giovedì 2 settembre 2010

x: ma dove seeeeeiiiii?
y: dove vuoi che sia, in ospedale.
x: e dov'e' patrizia?
y: ma sara' a casa sara', dove deve essere?
x: e natalia? dov'e' natalia?
y: a londra natalia a londra sono tre anni che vive a londra
x: e viola dov'e'?
y: viola e' in giro non lo so dov'e'.
x: oh ma che bello, allora state tutti assieme!