mercoledì 28 settembre 2011

io la fine del mondo me la immagino così'; il giorno della predizione maya tutti in paranioia, scene da panico, chi si spoglia aspettando gli alieni, i capi di stato che partono per la luna e gli imprenditori sotto i bunker, e la solita gente che prega e la solita gente che cerca di fare tutto quello che non ha mai fatto nella vita, e quelli che non ci credono ma che si pisciano addosso mentre fanno finta di vivere normalmente. e poi ecco che arriva la fatidica ora eeeee…niente. e mi immagino che il mondo intero fa fiuuu e si passa il dorso della mano sulla fronte e va a festeggiare. tre giorni dopo…kabooom. e il mondo implode beffardo.

martedì 27 settembre 2011

fascino e ribrezzo, subito appena ti ho vista, così' sudata e affannata e tutta quella mole infinita. grasso ovunque, grasso su grasso. così' bassa e grassa. quei pori aperti e umidi e il mascara appiccicoso e il tuo collo grottesco. e ho fatto per abbracciarti, per abbracciare tutto quel grasso, accorgendomi che stai male. che non sai più' respirare e non sai più' camminare. e non sei assolutamente bella, e non sei attraente. rimangono poi quelle unghie laccate di rosso, come ultima protezione, come ultima frontiera. così' curate e limate così' sanguigne. ti sono rimaste le unghie, anche gli occhi sono spariti dietro quel sudore, dietro quello sguardo truccato e sbavato. e non si tratta di vecchiaia, ma di scelte di vita, non solo le tue.

che ti volevo stare lontana su quel tavolo, l'una di fronte all'altra. e mi hai fatto imbarazzare quando siamo salite in macchina, mi hai fatto sentire a disagio con quei grugniti animaleschi e quella tua difficoltà' nel mettere la cintura, nel girare il volante, nell'inserire le marce. non sai guidare, lo so, anche se hai imparato da giovane. anche se ti hanno insegnato a guidare laggiù' dove l'America e' centrale. e in quel disagio ho avuto paura per me, ad ogni marcia sbagliata ho avuto paura di vedere il mio presente e anche il mio futuro. ma le insicurezze le ho ricacciate indietro con la saliva, il ribrezzo no.il ribrezzo parte dalla tua forma fisica che mi attrae moltissimo, ti studio. ti studio la pelle lentigginosa, quelle macchie rossicce che si allargano sulle braccia, ti studio il taglio di capelli così' severo che muore proprio all'inizio di quel collo informe, pesante, stratificato, gelatinoso, eccessivo. e il ribrezzo sale e anche la tua voce mi sa di grasso, interrotta da spasmi di bronchite che ti fanno sudare ancora ed arrossare e poi sudare. e quelle sigarette che vedo il fumo passarti attraverso la cavità' orale ed incrostarsi. e sono rimasta li', imbarazzata da te che pesi troppo e che hai vissuto troppo tempo con i tuoi cani. e sei troppo aggressiva, non sai stare con gli altri. non sei più' come ti ho vista in quelle parole. quelle parole di illusione. perché' solo rileggendo il passato posso cercare di dare una forma al tuo grasso e al tuo sudore suino. perché' le tue parole tendevano oblique verso destra, lettere un po' maschili spesso veloci accartocciate fra loro. che illusioni vero? profumi dolci sempre più' dolci e poi acri e dopo nauseanti. e poi spunta, tra i brividi di repulsione, piano appare, la tua profonda dolcezza. eri un puntino, un puntino che aveva bisogno di fidarsi, porgersi. che ci hai creduto tu nella follia, nella follia dei tuoi libri. che quella follia l'hai toccata con coraggio e con passione. ma poi e' li', piccolo puntino che eri, che ti sei sbagliata. che la follia la dovevi abbandonare. la dovevi abbandonare dopo quella volta che ti aveva portato via i soldi e lasciato solo umiliazione e sconforto. e invece hai continuato a vedere la seconda strada sempre troppo mediocre per finirci dentro. e ti sei lasciata ancora trasportare, ancora fuori dalle righe, con coraggio sicuro, e con stupidita'. e il successivo errore viene perdonato ancora meno, che nella tragicità' della storia hai avuto un ultimo briciolo di fortuna. hai trovato ancora qualcosa in cui credere, hai trovato una terra in cui credere, ma adesso e' la follia che non ti abbandona più'. e stai li' adesso, grassa e cicciona, a soffrire un calore mediorientale, senza più' saper utilizzare il tuo corpo. che il tuo triplo salto carpiato l'hai fatto nella vita. e non spetta a me dargli un giudizio. e io ti ammiro, anche se provo ribrezzo.

lunedì 26 settembre 2011

non e' stata assolutamente una cosa premeditata. e' successo così', senza nemmeno potersene rendere conto. la scelta del caso, tempismi inappropriati. alcuni eventi dalla vita non te li aspetti, ma nemmeno ti immagini la loro esistenza. non ci si sofferma mai a pensare che nel vasto universo delle probabilità', proprio quelle, in quel preciso istante si vengano a scontrare, creando consequenzialmente quello che per semplicità' chiamiamo esperienza cosmica.

e io semplicemente ero li in quel preciso momento, stanca di premere i pulsanti del telecomando a quella tarda ora della notte. in colpa per quello stupido spuntino notturno e ancora più' in colpa per quell'osceno film che si chiama predators. mi alzavo mollemente dal divano dirigendomi in cucina per quell'ultima boccata d'acqua e spegnere la luce rimasta ancora accesa, e poi lo sguardo su quella barretta di lindt al cioccolato e nocciole intere, finita anch'essa interamente e prontamente in bocca, ritornavo in sala prendevo i telecomandi per spegnere lo schermo, e sul divano accanto al cuscino un coltello sporco dimenticato. e sono questi i momenti in cui l'istinto prevale sulla ragione, i riflessi muscolari più' veloci dei neuroni, che e' un attimo e il coltello sporco di bianco formaggio caprino finisce in bocca, li' assieme al lindt con nocciole. insieme. ed e' magia, un turbinio di opzioni improbabili ti assale e ti colpisce proprio li', dritto in mezzo alle guance. rimango ferma immobile e la lingua mi punge la spina dorsale. e li sento quei due sapori contrastanti, li sento in parti della bocca differenti, ma poi li sento assieme e poi si sciolgono e si uniscono e non mi lasciano stare. e picca di latte caprino il palato e la lingua si scioglie in dolcezza, mentre mi vergogno dell'azzardo commesso, mentre mi concedo ad un infantile stupore.

venerdì 23 settembre 2011

la vipera possiede un paio di denti cosidetti veleniferi, essi sono retrattili nascosti sul palato vengono tirati fuori solo al momento del morso ed attraverso due canaletti espellono il veleno.
l'avvelenamento non e' detto sia mortale.
la vipera tende a fuggire, raramente e' la prima ad attaccare, ma se infastidita o calpestata, avvelena.

giovedì 22 settembre 2011

c'e' una canzone con le chitarre distorte e la batteria che e' Dio

e' l'inno della mia giornata

oggi vorrei vederti, ragazza, su quella bicicletta scavalcare montagne tirare i freni e sudarti la fronte.

vorrei saperti in mezzo a quei boschi mentre trasporti la tua borraccetta d'acqua e il tuo zainetto pieno di droga. nessuno ti fermerà' mai. solo la notte. a sentirti triste e a volerti bene. a drogarti solo un po' sotto la luna grossa, a chiamarla mamma solo per darti un po' di poesia. a ripeterti quella canzone di cui ti hanno parlato ma di cui nemmeno sai la melodia. che ti manca qualcosa e ti stai perdendo qualcosa. respiri le foglie, ti dai coraggio così', osservando le tue cosce ingrandirsi sopra i pedali e doppiando le stelle di notte. ne hai persi di punti così', dalla vita, a portar droga in giro e' un po' da disperati, anche se lo fai in mountain bike accarezzando i sentieri e piano lasciando anche tu quel segno. la fede riposta in due camere a ad aria, la tua felicita' fuori dagli occhi e dentro lo zaino.

non posso negarti che mi provochi un po' solitudine, ma comunque, sei simpatica.