sabato 29 ottobre 2011

le oche ad osiglia lo sapevano che non sarebbero mai morte di fame. lo sapevano perche' erano belle grasse, perche' il pane pioveva dal cielo ogni giorno piu' volte al giorno. eppure quando sono arrivati quei due nuovi elementi, non li hanno accettati. i due elementi restavano ai margini, bisognava mantenere la debita distanza altrimenti era un giu' di beccate sul collo e sul piumaggio. e toccava lanciare il pane prima a loro e poi alle altre due, che comunque le beccate e gli inseguimenti li subivano lo stesso. si tratta del cosiddetto istinto, questione di sopravvivenza, forse di territorialita', di gerarchie. ma il gruppo di oche con due elementi in piu' non sarebbe mai morto di fame, non avrebbe visto ridursi la dose giornaliera di pane, ma anzi. e io lo so che le oche lo sapevano in fondo, anche se non ci hanno pensato. e poi, dopo qualche settimana, eccole integrate. eccole tutte li stupidotte con il petto all'infuori nei loro piumini nevosi. i due intrusi erano stati accettati, le dosi di pane erano rimaste le medesime per ogni elemento e tutto e' bene quel che finisce bene. se non fosse che un bel giorno spuntano altre due oche. e la storia si ripete.
ad osiglia ho trovato un gattino minuscolo, me lo sono preso e l ho portato a casa. a casa c'e' topanga, gattona di ormai anziana eta' seppur sveglia, da poco rimasta sola dopo la prematura scomparsa di rouge. io non lo sapevo quali dinamiche avrebbero avuto luogo, ma quando topanga ha visto il micetto di quattro settimane lo ha aggredito ed e' andata via e io dal canto mio non mi sono stupita piu' di troppo. per le settimane seguenti tutto e' andato come con le oche, zampate in faccia e grandi soffiate. topanga non da' affetto al cucciolo, non e' il suo. io non credo lo sapro' mai se topanga non si voglia prendere cura del micetto perche' sa che tanto ci siamo noi, o forse sarebbe cosi'anche in un ambiente non domestico, so solo che adesso si sopportano e il pomeriggio dormono sullo stesso cuscino, vicine. so anche che con l'arrivo del freddo invernale le trovero' quotidianamente fuori dalla porta l'una appallottolata all'altra.
ci sono due istinti forti negli esseri viventi, quello alla competizione e quello alla cooperazione e a me pare che il primo istinto a prevalere sia quello della competizione darwiniana, ma poi mi pare che quello piu' efficace sia quello rappresentato dal mutuo aiuto.


venerdì 28 ottobre 2011

volevo scrivere di cibo. io, pressapochista buongustaia, mangiatrice di alimenti insalutari, cuoca ne' dentro ne' fuori. io che il cibo fino a qualche tempo fa lo pensavo come sostentamento, che l'enogastronomia era solo una parola difficile. io che d'altronde sono ancora cosi'. ma.
ma ecco che da un momento all'altro, cosi' come nella mia carne, il cibo si e' infilato nei miei ricordi. il cibo ha iniziato a battezzare le mie abitudini, a farmi sorridere, a farmi godere di momenti memorabili e poi, anche lui, si e' andato ad aggiungere alle mattonelle del mio carattere.
che per essere onesti, non ho mai capito e anche un po' disprezzato, i discorsi sull'importanza del cibo e dei pasti nella vita sociale ed individuale.
e poi apri il frigo, e quella confezione e' tale e quale a quella della cheese cake cinese che compravi ogni giorno e riuscivi a mangiare nell'arco di un paio d'ore. la tua coinquilina quel giorno che ti vide stressata te ne compro' una tornando a casa dal lavoro. e quella cheese cake vorresti averla qui, adesso.
o quando la mattina con l'odore di sonno ancora addosso il primo pensiero corre a quelle colazioni che c'era lo strato di crumpets e poi la sottiletta e poi la fetta di prosciutto e poi il microonde faceva il suo lavoro, mentre preparavi il bollitore per il caffe' americano pensando a cornetto e cappucino e scuotendo la testa. e quei crumpets vorresti averli qui, adesso.
oppure con gli occhi che affogavano nella passione del tuo primo amore brandivi i chuar di maiale vitello funghi patate mantou, e un meteorite avrebbe potuto schiantarsi sulla cina intera che pur di difendere quei momenti di tua folle passione, l'avresti infilzato con gli ottanta spiedini, li seduta su quel seggiolino. e quei chuar vorresti averli qui, adesso.
e ancora le domeniche adolescenziali che il trucco ti arriva ai piedi, ma la tavola era pronta e quella carbonara ti salvava la vita, tua mamma ti salvava la vita, e poi te la salvava l'arrosto. e quelle carbonare, quegli arrosti, vorresti averli qui, adesso.
e con la tuta larga grigia, il cappuccio, la pioggerella, l'ascensore, quei dieci metri d'asfato, in camera il film che si carica, quando entri, ordini sicura, butter chicken, saag lamb. ti siedi aspetti con il libro sulle gambe, ma il film bolliwoodiano cattura l'attenzione. L'asporto. che grande invenzione. quella sera e' tutta tua, di nessun altro. sai che mangerai sul letto con il computer e il butter chicken sulle gambe e sai che sara' perfetto. e quell'butter chicken e quell saag lamb vorresti averli qui, adesso.

e mi sono affezionata a quei cibi, perche' mi sono affezionata a certe emozioni che in altro modo non saprei forse spiegare.