mercoledì 21 dicembre 2011

ieri sono andata a lavorare al bar.

e' entrato solo livio. che ha continuato a chiamarmi nicodema tutta la serata.

e non aveva soldi, e voleva il vino.

poi voleva andare in vietman con il fucile. e io gli ho risposto che era in ritardo di una trentina d'anni. poi diceva che ero brutta, poi diceva che ero bella.

fattosta' che sono andata a lavorare al bar e non e' arrivato nessuno, tranne livio.

e faceva freddo.

e livio rompe le palle tantissimo, porta un'arma nella tasca: un lucchetto.

"e' pesantissimo e se arriva qualcuno glie sfrigio la nuca"

sono stata dietro il bancone 3 minuti, due per imparare i prezzi delle sbornie e uno per dimenticarmeli.

livio c'hai i capelli lunghetti spalmati all'indietro che mi fanno senso.

e' un po' gobbetto e si sara' allacciato le scarpe almeno 5 volte.

che per un ubriaco direi che e' stimabile.

livio se lo fisso negli occhi dopo un po' cala lo sguardo, accenna ad un sorriso di imbarazzo, poi se ne viene con una stronzata. e quindi ho capito che a livio gli devi silenziosamente guardare negli occhi per mettere a disagio tutta sta sua molesta ubriachezza.

e il tempo e' passato fra una canzone anni sessanta e una anni settanta. poi anche i korn.

sono andata a pisciare di sotto un paio di volte, dopo un paio di birrette. ho svuotato i posacenere, buttato cartacce. ho pensato che sotto con il riscaldamento si può' fare una bella cosa. poi ho avuto freddo e sono tornata sopra.

livio ha rotto un posacenere. un corpo senza equilibrio segue una mente senza equilibrio, o viceversa.

alle due ho deciso di andare a casa.

ho salutato livio.

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