giovedì 2 luglio 2009

si rigirava nel letto senza prender sonno. e le lenzuola creavano un vortice, molteplici turbinii. si rigirava supplicando i rumori notturni, attaccando la skiena alla fredda parete. una gamba fuori, un braccio sollevato, gli okki sbarrati. fissa il pensiero su un immagine. una sola, preferibilmente armoniosa, tendenzialmente soffice.
parte da li il pensiero, da un unghia. l'unghia del dito numero cinque. quell'unghia un po' storta, un po a sè. risale percorrendo i tendini, la caviglia, la mezzaluna del polpaccio, al ginokkio il pensiero si prende una pausa. cosa so veramente di te?
ke balli storcendo la bokka? ke hai due gambe due braccia e una testa, talvolta di kazzo? ke non conti mai il resto? ke non sei capace a muovere le orekkie?
le pieghe del lenzuolo ormai stropicciato appiccikato arricciato. si rigirava perkè forse cambiando prospettiva poteva intravedere la pace dei sensi. l'immagine armoniosa, l'immagine armoniosa. e quindi le coscie, i fianchi ke si allargano e poi restringono e di nuovo si allargano come gli argini di un fiume, le spalle le braccia le tette e le mani. ma cosa succede nella tua testa?
cosa provi ad inciampare dalle scale? a portare gli occhiali? a mangiare peske noci?a dormire con me la notte? e il giorno?
e trascorrevano così le tre di notte. ogni minuto sofferto e infine, su quel lenzuolo, sudato. volevo kiederti, scusa cosa accade al tuo stomaco quando ti abbraccio e ti sfioro? e succede qualkosa alla tua spina dorsale quando ti sorrido? e se non ti degno di uno sguardo il tuo cuore ke fa?

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