domenica 10 gennaio 2010

allora, la prima volta e' stata assurda. talmente assurda da cercare di tirare fuori la macchina dal fossato al margine della strada. e le lacrime che puzzavano fortemente d' alcool, e il timore di non fare in tempo a riempire uno zaino e prendere il volo, e il tragico era allo stesso tempo ridicolo, cazzo, la macchina rimessa in strada con la forza della disperazione, colpa della vodka e del pompelmo, il golfino prestato dalla mamma squarciato, espressione di quei tentativi di fuggire dall'auto in corsa.abbracci stritolatori parole ke tentano di essere profonde ma escono sbiascicate come dalla bocca di un vecchio senza denti. il tatuaggio fresco sanguinante e l amarezza postuma perche' l'unica cosa che si doveva fare era stata sostituita dalla vodka... e dal fossato.insomma si, paradossale.
la seconda volta invece io ero un soldatino con una missione. un soldatino triste, ma con il petto in fuori. "si, ce la posso fare...oh cazzo e se non ce la faccio?!...no,no ormai è deciso, ce la devo fare...ma,se e invece?!" insomma ad un soldatino così non gli avrei dato manco un elmetto, figuriamoci una missione! però il fatto di avere uno scopo, un limite di tempo, una speranza mi servì per non soffocare di sighiozzi. anke se quando ordinai una coka cola la signorina poi mi guardò con comprensiva tenerezza. bevvi cokacola rileggendo righe coincise e stupende, e la coka cola mi uscì dal naso.
e poi arrivò la terza volta. si dice infatti ke la terza volta arriva sempre. per celebrare la terza volta basta un muretto e due hamburgers chimici ke si scaldano con tutto l involucro nel microonde del convenient. gli occhi ke non avevano dormito da ventiquattrore per vedere quello ke poi non avrebbero rivisto, una notte di kasino anke quella. una notte di gente e fotografie eppoi giustamente parolacce e disperazione mondiale. io scrissi su un taccuino un poema. ma solo perche' dentro ogni pagina non riuscivo a farci stare piu' di cinque parole, e ancora una volta i bagagli erano disfatti sparsi nascosti, insomma non bagagli. l'agonia gioca brutti scherzi, trasforma gli attimi in sensazioni estreme voraci e contraddittorie. soffice il letto, sporca la stanza, alba grigia, taxi e voli via.
e poi come se non bastasse, anche se il tempo passa e tutto trasforma, ti ritrovi seduta su un cesso con i pugni serrati in un istintivo quanto vano tentativo di fermare i pensieri e questa e' la quarta volta, cosiddetta ultima con punto interrogativo a suo seguito. una colazione con sfondo di disegni di animali colorati su un muro, con l intrusa gentile che passa e domanda se il cibo era buono. e il divano ke diventa per una giornata l intero globo terrestre e la tv ke si trasforma in spettatrice. e quella bolla si' tanto disprezzata e' rifugio, tana, cuccia, protezione stavolta. una bolla in cui il tempo scorre perche' viene divorato. ma in questa occasione un po' l abitudine comincia a farsi sentire, il ke non e' affatto negativo, in quanto non appare arrogante, e' un' abitudine ke limita gli eccessi cedendo rispettosamente il passo alla genuinita' della quarta volta. insomma vai di pollo, patate e bacon, birrette vietnamite tanto ti ritrovi comunque al cesso con i pugni chiusi e con il wrestling al risveglio, e anke se vale per cinque giorni, 2 minuti, sei mesi, 7 settimane, 369 ore, l importante e' ke sia eccentrico superbo sublime; l' importante e' ke la lista delle volte non termini mai.

2 commenti:

5to1 ha detto...

sciocca... ma cmq perfetta..

viola ha detto...

sciocca?! io?! quando mai!....