sabato 16 gennaio 2010

SCAR TISSUE -anthony kiedis-

insomma, partendo dal presupposto ke il libro non lo ancora finito, ma aggiungendo anke il presupposto ke non ci sia affatto bisogno di finirlo per poi commentarlo, voglio scrivere qualke riga su questa autobografia.
dunque, leggere una storia punk e aggressiva fa sempre bene. per quanto la triade sesso droga e rocknroll sia da tempo scontata e rimescolata in tutte le salse, c'e' da dire ke non perde mai il suo fascino. diciamo ke il copione e' sempre lo stesso, ma allo stesso tempo non da mai dispiacere.
non si tratta della storia passo passo dei redhot, quanto piu' della storia dei rhcp dal punto di vista del suo cantante, giustamente si tratta di una autobiografia dunque il pianeta su cui orbitano le altre stelle si kiama anthony. la climax della storia e' sempre la stessa, a tratti ascendenti, ad altri discendente. piccolo bambino weirdo pestifero, famiglia separata, padre totalmente fuori di testa immerso in una los angeles aggressiva e trasgressiva, figlio ke ammira e copia il padre e padre ke lo introduce nel suo mondo anticonvenzionale. all'eta' di 12 anni il libro si poteva anke concludere, visto ke il piccolo tony ha gia' provato e vissuto tutto, dalle droghe alle molteplici esperienze sessuali, clubs, gangsta, e ha trovato gli amici ke si portera' appresso nel futuro (quelli ke non muoiono). e invece arrivati a sto punto hai letto solo le prime 150 pagine, e te ne restano altre 300...e si perke' ovviamente manca quello ke tutti, scrittore in primis, ci aspettiamo, il tunnel della droga, la falsa redenzione, i successivi down and up, gli amori sconvolti, malati assurdi, la droga ancora ke procede di pari passo con la fama. la proprieta' del disequilibrio e' validissima...quando eroina prende il sopravvento i red hot, per quanto instoppabilmente ormai celebri, deteriorano i loro rapporti sociali. quando arriva il momento della presa di coscienza dell'autore allora anke musicalmente le cose diventano belle. ma ovviamente e' tutta una ruota ke gira su se stessa. dope-rehab, love-hate...
curioso sapere come vengono fuori certe melodie, certi testi. curioso sapere ke una bellezza come under the bridge non era stata mai presa in considerazione dalla band, ke i chitarristi e batteristi adottati e licenziati saranno stati piu' di una decina. altrettanto divertente e', mentre si prosegue con la lettura, andarsi a vedere i video soprattutto i meno recenti e fare due piu' due... pero' a me scar tissue non mi prende in giro. so bene come si fa ad enfatizzare certi eventi attenendosi comunque alla realta'. e' una cosa, credo semi-istintiva, a volte certe persone lo fanno in maniera eccessiva e premeditata, altre volte e' solo la memoria o l'esperienza ke in un modo o in un altro tende ad uscire dai canoni. se da piccolo salti da un muretto questo improvvisamente diventa un muro di 5 metri, il che non e' una bugia ma una rielaborazione. ma d altronde l artista ke c'e' in ognuno di noi ha sempre bisogno di creare, illuminare la realta'...pubblicizzarsi. normale, bello, appunto creativo.
il libro letto in originale e' sempre poi piu' autentico, la storia piu' ke dai contenuti esce dalla sua forma, ma questo contraddice in parte cio' appena detto, ma questo e' per l appunto un atro discorso. e anke se non capisci un cazzo, " young and crazy, skirt-chasing, mischiefmaking, sensible, funny guy" suona tanto bene.
ho letto, la frase finale di questo volumozzo autobiografico, come faccio sempre, "I just look over at my dog and remember that Buster's never seen me hight." La redenzione come momento catartico arriva sempre, soprattutto se sei una rockstar e un chili peppers.
Freaky styley!

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