martedì 27 settembre 2011

fascino e ribrezzo, subito appena ti ho vista, così' sudata e affannata e tutta quella mole infinita. grasso ovunque, grasso su grasso. così' bassa e grassa. quei pori aperti e umidi e il mascara appiccicoso e il tuo collo grottesco. e ho fatto per abbracciarti, per abbracciare tutto quel grasso, accorgendomi che stai male. che non sai più' respirare e non sai più' camminare. e non sei assolutamente bella, e non sei attraente. rimangono poi quelle unghie laccate di rosso, come ultima protezione, come ultima frontiera. così' curate e limate così' sanguigne. ti sono rimaste le unghie, anche gli occhi sono spariti dietro quel sudore, dietro quello sguardo truccato e sbavato. e non si tratta di vecchiaia, ma di scelte di vita, non solo le tue.

che ti volevo stare lontana su quel tavolo, l'una di fronte all'altra. e mi hai fatto imbarazzare quando siamo salite in macchina, mi hai fatto sentire a disagio con quei grugniti animaleschi e quella tua difficoltà' nel mettere la cintura, nel girare il volante, nell'inserire le marce. non sai guidare, lo so, anche se hai imparato da giovane. anche se ti hanno insegnato a guidare laggiù' dove l'America e' centrale. e in quel disagio ho avuto paura per me, ad ogni marcia sbagliata ho avuto paura di vedere il mio presente e anche il mio futuro. ma le insicurezze le ho ricacciate indietro con la saliva, il ribrezzo no.il ribrezzo parte dalla tua forma fisica che mi attrae moltissimo, ti studio. ti studio la pelle lentigginosa, quelle macchie rossicce che si allargano sulle braccia, ti studio il taglio di capelli così' severo che muore proprio all'inizio di quel collo informe, pesante, stratificato, gelatinoso, eccessivo. e il ribrezzo sale e anche la tua voce mi sa di grasso, interrotta da spasmi di bronchite che ti fanno sudare ancora ed arrossare e poi sudare. e quelle sigarette che vedo il fumo passarti attraverso la cavità' orale ed incrostarsi. e sono rimasta li', imbarazzata da te che pesi troppo e che hai vissuto troppo tempo con i tuoi cani. e sei troppo aggressiva, non sai stare con gli altri. non sei più' come ti ho vista in quelle parole. quelle parole di illusione. perché' solo rileggendo il passato posso cercare di dare una forma al tuo grasso e al tuo sudore suino. perché' le tue parole tendevano oblique verso destra, lettere un po' maschili spesso veloci accartocciate fra loro. che illusioni vero? profumi dolci sempre più' dolci e poi acri e dopo nauseanti. e poi spunta, tra i brividi di repulsione, piano appare, la tua profonda dolcezza. eri un puntino, un puntino che aveva bisogno di fidarsi, porgersi. che ci hai creduto tu nella follia, nella follia dei tuoi libri. che quella follia l'hai toccata con coraggio e con passione. ma poi e' li', piccolo puntino che eri, che ti sei sbagliata. che la follia la dovevi abbandonare. la dovevi abbandonare dopo quella volta che ti aveva portato via i soldi e lasciato solo umiliazione e sconforto. e invece hai continuato a vedere la seconda strada sempre troppo mediocre per finirci dentro. e ti sei lasciata ancora trasportare, ancora fuori dalle righe, con coraggio sicuro, e con stupidita'. e il successivo errore viene perdonato ancora meno, che nella tragicità' della storia hai avuto un ultimo briciolo di fortuna. hai trovato ancora qualcosa in cui credere, hai trovato una terra in cui credere, ma adesso e' la follia che non ti abbandona più'. e stai li' adesso, grassa e cicciona, a soffrire un calore mediorientale, senza più' saper utilizzare il tuo corpo. che il tuo triplo salto carpiato l'hai fatto nella vita. e non spetta a me dargli un giudizio. e io ti ammiro, anche se provo ribrezzo.

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