domenica 5 febbraio 2012


ti ho incontrato sulla punta del naso, incamminandoci di fretta sotto la guancia, ci siam fermati a riflettere, che era ora di pranzo. ben presto tornammo a scrutarci tu da lobo sinistro ed io nascosta dietro l'orecchio. era tempo di autunno e facemmo una corsa nel buio dei capelli un po' mossi. litigammo poi, all'incrocio di quelle piccole dita, fra l'anulare e il medio, tu arrabbiato ti sedesti sull'unghia e mi lasciasti da sola. partii per andare a trovare conforto, la' dove l'ombelico e' profondo. ti pentisti e mi cercasti nella bocca e sotto la lingua, mi cercasti fra i canini fin giu' ai molari. e non mi trovasti. io intanto piangevo allagando quel buco rotondo, stupida sciocca e' l'ascella la mia casa, calda e protetta. tu, stanco, riposasti li' dove nascono le lacrime. io ti trovai e ti dissi che era l'ora di merenda e scommettendo sui libri che non avremmo mai letto ci siamo diretti sui capezzoli. uno a testa per l'ingordigia che abbiamo. e poi ci siamo innamorati sul collo, facendo l'amore giu' per la colonna vertebrale, alle natiche ci siamo chiesti che ore fossero e tu continuavi a mordere le chiappe e non mi davi piu' ascolto. ti ho detto tra tre ore sul ginocchio sinistro che poi bisogna assolutamente valicare il polpaccio altrimenti viene buio. mi dicesti che il tuo posto preferito era la caviglia che ti ricordava l'infanzia. ti risposi stai zitto il tallone e' migliore perche' non lo conosce nessuno. tu scuotesti la testa, ma mi lanciasti un sorriso, senti lasciamo perdere il polpaccio, giochiamo a ping pong sulla pancia, che non l'hanno ancora prenotata. okkei ti ho detto, stanotte ti voglio abbracciare mentre guardo il soffitto. scegliemmo la fronte. che per dormire non e' poi malaccio.

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