venerdì 1 ottobre 2010

freddo ai piedi. e le tazze sporche di caffe' sparse sul tavolo. nell'immobilita' della mattina. ti svegli ma resti congelato nell'odore di sonno, solo la lavatrice tiene il ritmo. decidi che quando iniziera' a centrifiguare, allora anche tu premerai il pulsante on. dove si trova? sulla punta del mignolo? e' l ombelico invece forse...
e tutti i risvegli rimangono differenti. involontariamente hai sempre evitato di sederti sul letto abbassare una gamba e poi l altra e sbadigliare. di automatico non c'e' proprio nulla la mattina. c'e' solo la lavatrice.
quando andavi al liceo, la maledizione era proprio svegliarsi. d'inverno era la cosa piu' tremenda della giornata, persino piu' dell' interrogazione di greco. oltre al risveglio nell'oscurita' della notte avevi pure il pensiero del greco. provare una declinazione per intero appena aperti gli occhi, capire se il riposo aiuta la memoria. sotto la doccia fissi le piastrelle domandandoti se sono i verbi o i sostantivi a declinarsi. chiudi gli occhi e pensi che solo 10 minuti fa eri in un mondo perfetto. ti sbrighi a fare la doccia, a vestirti solo per poter provare quella sensazione ancora un pochino, ti appoggi sul letto ancora un pochino.
la domenica punti la sveglia alle 6.30, solo per il gusto e l estasi di aprire gli occhi e di prendere in mano la sveglia. " sono le 6.30 normalmente mi sarei dovuta alzare" ed un sorriso immaginario enorme ti appaga. svegliarsi solo per potersi rendere conto di aver tempo di dormire. svegliarsi per ridere in faccia alla sofferenza di ieri e di domani. vuoi essere partecipe di questo momento, del instante in cui avresti dovuto, ma invece...
ti riaddormenti in un istante, stringi meglio le coperte, assapori il tuo calore, chiudi le palpebre, moduli il respiro.
la lavatrice non ha ancora iniziato ad impazzire, ma ormai e' ora. tempo di premersi l'ombelico.

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