mercoledì 23 novembre 2011

La Via Del Ritorno - Erich M. Remarque

quando usiamo l'espressione -niente di nuovo sul fronte occidentale- e' quest'autore che stiamo citando.
comunque sia. riporto un brano terribile, fortemente emozionante. mi par quasi di comprendere, anche se cosi' non puo' essere.

Molti di noi giacciono qui, ma finora non l'abbiamo sentito in questo modo. Infatti siamo rimasti insieme, loro nelle fosse, noi nelle trincee, separati soltanto da due pugni di terra. Essi ci avevano soltanto preceduti un po', poiche' di giorno in giorno noi eravamo in meno ed essi in piu'... e molte volte non sapevamo se anche noi fossimo gia' dei loro o no. Talvolta pero' le granate ce li riportavano su, ed erano ossami scaraventati all'aria, brandelli di divise, teste putrefatte, umide, ormai terrose, che nel tambureggiare dei bombardamenti ritornavano ancora una volta in battaglia dai loro ricoveri crollati e sepolti. Non avevamo questa sensazione spaventevole; eravamo troppo vicini a loro. Adesso invece noi ritorniamo alla vita ed essi devono rimaner qui. Luigi, il cui cugino e' caduto in questo settore, si soffia il naso con le dita, si volta e si avvia. Lentamente lo seguiamo. Ma ancora alcune volte ci fermiamo di nuovo e abbiamo la sensazione improvvisa che il fronte, quell'inferno di orrori, quel lembo di terra sforacchiata e dilaniata, ci sta ne cuore; il diavolo se la porti! se non fossero tutte balle, robe da muovere il vomito, si direbbe quasi che quel lembo di terra ci sia diventato familiare come una patria terribile e tormentosa, e che questo sia il nostro posto. Noi scuotiamo il capo, ma - siano gli anni perduti che rimangono li', siano i compagni che vi son sepolti, sia tutta la sventura che questa terra ricopre - abbiamo fitta nelle ossa una tristezza che ci verrebbe voglia di urlare. Poi ci incamminiamo.

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